Intervista curata da CRISTIANO MATTIA RICCI, pubblicata su il Cerchio Azzurro
- Il tema del dolore. Ho guardato i tuoi lavori e molto semplicemente ho visto questo dolore. L’ho immaginato? Era soltanto il mio?
Posso dirti che io solitamente lavoro quando mi sento bene, ma per me è inevitabile quello che viene fuori, e se ci senti del dolore allora ti dico che c'è.
- La cultura personale e il tuo immaginario. Mi ha colpito la tua lontananza dai pittori contemporanei; credo di vedere nelle tue opere un’affinità con alcuni artisti italiani e in particolare toscani del Novecento. Penso soprattutto a Ottone Rosai. Poi mi viene in mente Ardengo Soffici; anche Lorenzo Viani. L’uso del disegno; la sua espressività; una ricercata elementarità. Questi sono stati tra l’altro artisti-scrittori…
Beh, hai citato tutti artisti toscani, e forse non a caso... come sai io sono fiorentino, anche se ho origini per metà pugliesi... devo ammettere che adoro la passione di Modigliani, ma per quanto riguarda le affinità mi sento molto più vicino allo stile barbaro del suo amico Soutin. Certo è un onore per me essere accostato a maestri come Rosai o Viani... sicuramente sono artisti che ho ammirato e dai quali ho provato a rubare qualcosa... soprattutto adoro la semplice disperazione degli omini di Rosai e il drammatico esistenzialismo dei personaggi di Viani (il cieco, i mendicanti...). Diciamo che anche io ho un interesse per coloro che sono un po' al margine, e questo non per moda, ma perchè ci sento dentro una verità che me li fa sentire fratelli di strada, compagni che provano la mia stessa sofferenza. Ma sono moltissimi gli artisti che ammiro, e in fondo non posso dire di preferire quello o questo.. gli artisti sono artisti... Che so, vorrei avere il segno di Schiele, la classicità moderna di Bacon, o chissà cos'altro... ma in verità a me interessa raccontare me stesso, e lo faccio perchè ho sempre la sensazione di essere troppo avanti, sempre a un passo dalla morte, e il disegno mi riporta nell'attimo, qua dove sono in verità... mi aiuta a capire.
- Cosa scrivi quando scrivi? Ti piace la poesia?
Mi interessa molto la poesia e provo a fare poesia... tra l'altro in questo periodo in cui mi sono fratturato la tibia sto scrivendo un poemetto che vorrei pubblicare; il titolo sarà In carrozza. Ti cito un breve passaggio: "osservo quella giacca ferma come di gesso s'innalza come bellezza dipinta di pezza verde che puzza di vita."
- I tuoi lavori che ho visto a Milano e che qui presentiamo, sono prevalentemente realizzati su cartonlegno. Puoi raccontare qualche aspetto “tecnico” del tuo lavoro, qualche aneddoto sulle fasi della realizzazione di una tua opera?
Solitamente quando disegno traccio le lineee fondamentali per poi coprire il foglio con del nero, e poi scavando e ripulendo tiro fuori l'immagine, solitamente un volto... ma quello che mi interessa è provare a raccontare attraverso uno sguardo o una cicatrice o una ruga un pezzo di quella vita che sto ritraendo... lavoro sempre dal vero, vedere mi da spunti che altrimenti non avrei e mi mette in rapporto con la realtà. Penso che sia una cosa utile.
- Ti piacciono l’installazione, la video arte?
Non particolarmente per adesso... devo dire che non mi sono mai sforzato troppo di capirne il senso, penso che siano una forma d'arte ma raramente ho trovato istallazioni o video che mi abbiano entusiasmato. Invece con la pittura mi succede spessissimo... sarà per questo che la preferisco?
- Lavori per serie; ho visto dei tuoi paesaggi urbani; come ti piacerebbe che venisse letto il tuo lavoro?
Per quanto riguarda quei paesaggi urbani, che non sono altro che case popolari del quartiere dove vivono mia madre e mia nonna e dove ho vissuto fino a dieci anni fa, quello che ho cercato di raccontare è proprio quel senso di Purgatorio... vivere alle Piagge, secondo me, è come essere agli arresti domiciliari... per lungo tempo mi sono sentito così, e in quei disegni mi sono liberato di quella sensazione sgradevole... in uno di quei disegni c'è un grande sole che copre perfino i muri... qualcuno ha visto in quel disegno una citazione poetica, mentre io volevo solo omaggiare un artista, Edvard Munch.
- Trovi interessante il presente del nostro Paese? Segui la politica?
Quello che mi sembra interessante del nostro paese? La pizza...
- Attualmente quali lavori stai realizzando? Quali sono i temi?
Adesso sto facendo dei ritratti, tanto per cambiare. Sono persone che incontro in un bar centrale di Firenze... noi lo chiamiamo "il barraccio", è un bar un po' atipico per Firenze, sembra di stare in uno di quei locali malfamati del porto, dove puoi incontrare gente di tutti i tipi, ma gente che ha sempre qualche storia da raccontarti... sono pirati moderni... certo ora ti sarai fatta un'immagine preoccupante di questo posto, ho un po' esagerato, in quanto sono tutti abbastanza civili. E' che però succedono cose strane a volte... e io voglio raccontare questa fauna umana... credo che ci farò una mostra.
- Cos’ha l’artista che altri non hanno?
Credo che un artista sia un uomo che cerca di esprimere una sua personale visione, un suo pensiero libero, oppure che voglia affermare la propria esistenza... non so se ha qualcosa che gli altri non hanno, però credo che ci siano molti motivi per cui vale la pena di fare l'artista... sennò non farei la fame pur di continuare a fare quello che desidero... in fondo è una scelta coraggiosa e rischiosa. Ma ripeto, ci sono molti motivi per cui un uomo sente di dover fare l'artista, e ognuno lo tiene nascosto dentro di sè... diciamo che l'arte è un mezzo per svelarsi, e anche per fare questo ci vuole coraggio...
- Il tema del dolore. Ho guardato i tuoi lavori e molto semplicemente ho visto questo dolore. L’ho immaginato? Era soltanto il mio?
Posso dirti che io solitamente lavoro quando mi sento bene, ma per me è inevitabile quello che viene fuori, e se ci senti del dolore allora ti dico che c'è.
- La cultura personale e il tuo immaginario. Mi ha colpito la tua lontananza dai pittori contemporanei; credo di vedere nelle tue opere un’affinità con alcuni artisti italiani e in particolare toscani del Novecento. Penso soprattutto a Ottone Rosai. Poi mi viene in mente Ardengo Soffici; anche Lorenzo Viani. L’uso del disegno; la sua espressività; una ricercata elementarità. Questi sono stati tra l’altro artisti-scrittori…
Beh, hai citato tutti artisti toscani, e forse non a caso... come sai io sono fiorentino, anche se ho origini per metà pugliesi... devo ammettere che adoro la passione di Modigliani, ma per quanto riguarda le affinità mi sento molto più vicino allo stile barbaro del suo amico Soutin. Certo è un onore per me essere accostato a maestri come Rosai o Viani... sicuramente sono artisti che ho ammirato e dai quali ho provato a rubare qualcosa... soprattutto adoro la semplice disperazione degli omini di Rosai e il drammatico esistenzialismo dei personaggi di Viani (il cieco, i mendicanti...). Diciamo che anche io ho un interesse per coloro che sono un po' al margine, e questo non per moda, ma perchè ci sento dentro una verità che me li fa sentire fratelli di strada, compagni che provano la mia stessa sofferenza. Ma sono moltissimi gli artisti che ammiro, e in fondo non posso dire di preferire quello o questo.. gli artisti sono artisti... Che so, vorrei avere il segno di Schiele, la classicità moderna di Bacon, o chissà cos'altro... ma in verità a me interessa raccontare me stesso, e lo faccio perchè ho sempre la sensazione di essere troppo avanti, sempre a un passo dalla morte, e il disegno mi riporta nell'attimo, qua dove sono in verità... mi aiuta a capire.
- Cosa scrivi quando scrivi? Ti piace la poesia?
Mi interessa molto la poesia e provo a fare poesia... tra l'altro in questo periodo in cui mi sono fratturato la tibia sto scrivendo un poemetto che vorrei pubblicare; il titolo sarà In carrozza. Ti cito un breve passaggio: "osservo quella giacca ferma come di gesso s'innalza come bellezza dipinta di pezza verde che puzza di vita."
- I tuoi lavori che ho visto a Milano e che qui presentiamo, sono prevalentemente realizzati su cartonlegno. Puoi raccontare qualche aspetto “tecnico” del tuo lavoro, qualche aneddoto sulle fasi della realizzazione di una tua opera?
Solitamente quando disegno traccio le lineee fondamentali per poi coprire il foglio con del nero, e poi scavando e ripulendo tiro fuori l'immagine, solitamente un volto... ma quello che mi interessa è provare a raccontare attraverso uno sguardo o una cicatrice o una ruga un pezzo di quella vita che sto ritraendo... lavoro sempre dal vero, vedere mi da spunti che altrimenti non avrei e mi mette in rapporto con la realtà. Penso che sia una cosa utile.
- Ti piacciono l’installazione, la video arte?
Non particolarmente per adesso... devo dire che non mi sono mai sforzato troppo di capirne il senso, penso che siano una forma d'arte ma raramente ho trovato istallazioni o video che mi abbiano entusiasmato. Invece con la pittura mi succede spessissimo... sarà per questo che la preferisco?
- Lavori per serie; ho visto dei tuoi paesaggi urbani; come ti piacerebbe che venisse letto il tuo lavoro?
Per quanto riguarda quei paesaggi urbani, che non sono altro che case popolari del quartiere dove vivono mia madre e mia nonna e dove ho vissuto fino a dieci anni fa, quello che ho cercato di raccontare è proprio quel senso di Purgatorio... vivere alle Piagge, secondo me, è come essere agli arresti domiciliari... per lungo tempo mi sono sentito così, e in quei disegni mi sono liberato di quella sensazione sgradevole... in uno di quei disegni c'è un grande sole che copre perfino i muri... qualcuno ha visto in quel disegno una citazione poetica, mentre io volevo solo omaggiare un artista, Edvard Munch.
- Trovi interessante il presente del nostro Paese? Segui la politica?
Quello che mi sembra interessante del nostro paese? La pizza...
- Attualmente quali lavori stai realizzando? Quali sono i temi?
Adesso sto facendo dei ritratti, tanto per cambiare. Sono persone che incontro in un bar centrale di Firenze... noi lo chiamiamo "il barraccio", è un bar un po' atipico per Firenze, sembra di stare in uno di quei locali malfamati del porto, dove puoi incontrare gente di tutti i tipi, ma gente che ha sempre qualche storia da raccontarti... sono pirati moderni... certo ora ti sarai fatta un'immagine preoccupante di questo posto, ho un po' esagerato, in quanto sono tutti abbastanza civili. E' che però succedono cose strane a volte... e io voglio raccontare questa fauna umana... credo che ci farò una mostra.
- Cos’ha l’artista che altri non hanno?
Credo che un artista sia un uomo che cerca di esprimere una sua personale visione, un suo pensiero libero, oppure che voglia affermare la propria esistenza... non so se ha qualcosa che gli altri non hanno, però credo che ci siano molti motivi per cui vale la pena di fare l'artista... sennò non farei la fame pur di continuare a fare quello che desidero... in fondo è una scelta coraggiosa e rischiosa. Ma ripeto, ci sono molti motivi per cui un uomo sente di dover fare l'artista, e ognuno lo tiene nascosto dentro di sè... diciamo che l'arte è un mezzo per svelarsi, e anche per fare questo ci vuole coraggio...
Intervista curata da DANIELA PACCHIANA per la mostra Diario Visuale
-Da cosa e da dove nasce l’esigenza di realizzare un “Diario Visuale”? Cosa ti ha spinto a rappresentare il tuo mondo – luoghi, affetti e te stesso – attraverso le immagini?
Certamente la necessità di fermare il tempo, accettando come dato di fatto lo scorrere degli eventi, amo pensare che io possa rubare dei momenti di eternità, anche se questo dovesse poi risultare falso, non m’interessa in quanto essendo una mia necessità la ritengo utile alla mia sopravvivenza in questo luogo che abito. Inoltre essendo anche uno scrittore (se così mi posso ritenere), sento il bisogno di raccontarmi, e essendo che l’immagine che voglio dare di me è la più fedele alla realtà esigo di rappresentare il mondo che vivo, quelle cose e quelle persone che abitano la mia vita, come tu hai scritto, la mia quotidianità…ma tutto questo è per adesso, poi si vedrà…
-Ci hai accennato, che nei periodi caldi ti ritiri con altri artisti in una cascina sui magnifici colli fiorentini. Perchè questa necessità e quanto ti condiziona e influenza artisticamente il contatto con altri artisti?
Il contatto che ho avuto con altri artisti mi ha aiutato a comprendere e pulire il mio concetto di arte…a sviluppare una mia idea chiara e sempre più personale…ciò non significa che io abbia accettato le idee degli altri come oro colato, bensì che io abbia fatto un lavoro dentro di me per capire esattamente cosa mi interessa e cosa invece non voglio che faccia parte del mio mondo immaginativo…questo tipo di lavoro è tuttora in corso d’opera ed è sempre in discussione, ciò che non posso discutere è quella sensazione allo stomaco che mi accompagna da sempre e che è il giudice di tutte le mie scelte.
-L’istinto e l’ispirazione sono la condizione sine qua non del tuo operare artistico. Ci potresti parlare della fase artistica che stai attraversando? Perchè è proprio il disegno?
Per molti anni ho dipinto senza preoccuparmi del disegno, ma dentro di me viveva la sensazione che il disegno fosse il fondamento della costruzione di un quadro, o della sua distruzione all’occorrenza…molte volte ho visto quadri molto importanti e ho apprezzato più i disegni preparatori che l’opera compiuta…in fondo il disegno è un po’ lo scheletro… certo i miei disegni vengono realizzati già come opera compiuta e non come preparazione di un qualcosa che verrà, e in questo infatti non differiscono molto dai miei dipinti, ma nel disegno attualmente sento più libertà che in un quadro, è una fase e non potrei fare diversamente adesso, visto che l’ultima volta che ho provato a dipingere mi sono sentito un andicappato, incapace, e ti garantisco non è stata affatto una bella sensazione…credo che sia una fase in quanto ho sempre avuto un istinto piuttosto acceso verso il colore, e mi auguro che questo lavoro che sto facendo sul disegno mi serva a migliorare le qualità del mio operare.